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ROGGIANO GRAVINA 2019-05-26T19:36:34+00:00

La Storia

Secondo numerosi scrittori pare che l’antico nome fosse “Vergae” (da Ver e Gens: gente che abita in un borgo fortificato), d’origine osca, quella città che Tito Livio definisce “ignobile” per essersi schierata contro i romani. Si trasformò, poi, in “Vergianum”, “Rubiniamin”, “Terra Rugiani”, “Rugliano” infine in Rogiano (terra dei Rugi). Per avere la denominazione attuale bisogna risalire fino al 12 marzo 1864, quando l’allora sindaco Federico Balano (fratello di Ferdinando prete, scrittore, filosofo e deputato al Parlamento Italiano quando era capitale Firenze) volle onorare la memoria dell’illustre concittadino Gian Vincenzo Gravina, famoso giurista e letterato, tra i fondatori dell’Arcadia, nella ricorrenza del secondo centenario della nascita, aggiungendo il cognome Gravina al nome Rogano (con una sola g). Quando e perché Roggiano prese l’altra g nessuno riesce a saperlo con precisione, nessuno sa chi sia il responsabile, persona o ente, di questa trasformazione e nessuno sa se sia ufficiale anche perché in molte comunicazioni (postali e ferroviarie) si continua ad usare la vecchia denominazione, che, di sicuro, si usava sino agli anni cinquanta.  Il paese fu soggetto alla dominazione dei Goti, dei Longobardi, dei Saraceni, dei Normanni, degli Angiomi, degli Aragonesi. Fu feudo di Pietro Paolo da Viterbo, di Bernardino da Bisignano, dei Sanseverino, degli Ametrano, dei Cavalcanti e dei Sanseverino Conti della Saponara. Sino agli inizi del 1600 Roggiano aveva una cinta muraria costruita, tra il 1280 ed il 1310, dagli Angiomi che si appoggiava a due torri Ellissoidali, lungo le mura vi erano quattro porte d’accesso al centro abitato. La porta principale era quella chiamata “arco del carcere” (un grande arco in mezzo a due torri che è ora riportato nel gonfalone), che con troppa frettolosità nel 1964 fu demolita da un’amministrazione comunale che non valutò appieno la possibilità di restaurarla.  Oggi è rimasta in piedi solo la “torre dell’orologio”, che è chiamata così perché in epoca successiva alla sua costruzione fu sovrapposta la parte terminale con un orologio tuttora funzionante. Nonostante molti interventi, non in linea con l’architettura medioevale del centro storico, Roggiano possiede un borgo antico molto bello. I roggianesi sono riconosciuti per l’ospitalità e per l’antico spirito di libertà e d’indipendenza di “Vergae” che ha sempre pulsato nel loro sangue. Si racconta che si allearono addirittura con Pirro contro i Romani, per poi subirne le dure conseguenze nella sconfitta. Nel Risorgimento aiutò Garibaldi a combattere per l’unificazione politica dell’Italia. Nelle due guerre mondiali mandò al fronte parecchi suoi figli, molti dei quali non fecero più ritorno ai loro affetti. A Roggiano dunque non c’è solo il diversivo dell’estate Roggianese, ma ci si può recare anche per un itinerario storico-archeologico.

Pregiato risulta essere l’olio d’oliva ricavato dalla tipica pianta detta la “roggianella” lavorato nei frantoi locali

Cenni di archeologia

Roggiano Gravina è situato su di una collina a circa 250 metri sul livello del mare, quasi al centro della Valle dell’Esaro ed è posto a metà tra la costa tirrenica e quella ionica. Il suo territorio è di circa 44,59 kmq, ed il centro abitato visto dall’alto si presenta come un’enorme “Y”, con una popolazione è di circa 7.800 abitanti. E’ bagnato dal fiume Esaro che è ingrossato da alcuni affluenti: il Grondo, il Rose, l’Occido, il Fullone, tutti a carattere torrentizio. In contrada Manche di Mormanno ci sono i resti di una villa romana del periodo imperiale, dotata d’impianti termali, in zona Pauciuri che è sicuramente uno dei reperti storici più belli del territorio. Dopo due campagne di scavo (1974–75) si giunse a formulare la prima ipotesi: si trattava di una villa d’età romana, databile tra il I ed il II secolo d.c., sovrapposta da una struttura già esistente, ma d’epoca incerta. Dopo il ritrovamento di vari reperti, le campagne di scavo proseguirono fino al 1981, la cui relazione afferma che si tratta effettivamente di una villa romana del I–II secolo d.C. Vennero alla luce una serie d’impianti, che si riferiscono ad un complesso impianto termale con sistema di riscaldamento. I mosaici, staccati dagli ambienti della villa sono stati restaurati e si conservano attualmente nel Museo di Sibari. Nel ’92 iniziò una nuova campagna organica di scavi per un impiego di spesa di oltre un miliardo di vecchie lire da parte del Comune di Roggiano Gravina e, successivamente, durante la prima amministrazione a guida De Maio, il sito cui si arriva percorrendo la strada che Roggiano porta ad Altomonte fu ufficialmente inaugurato alla presenza di autorità civili, militari e religiose. Da queste note si desume l’antichissima origine del paese. Sulla cinta urbana s’innalza la torre ellissoidale, su cui svetta un vecchio, ma ancor funzionante, orologio civico. In Via Supporto esiste una costruzione bifora di stile romanico del 1200. Nelle due piazze principali vi sono i monumenti di Gian Vincenzo Gravina e quello di Ferdinando Balsano. La piazza principale di un tempo era quella dell’Olmo, in essa venivano eseguite le pene inflitte ai malviventi. Al sedicesimo secolo risalgono il Santuario della Madonna della Strada e la chiesa di Sant’Antonio. Nel vaglio, che era la residenza estiva dei San Severino, vi era una cappella privata. A Roggiano, dunque, ci si può recare anche per un itinerario storico-archeologico.

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